primoRespiro

primoRespiro perché è l’ingresso nella vita, perché è un respiro ancora perfetto, che mantiene il bambino in contatto con la sorgente dell’energia, è il respiro con la R maiuscola,
così prezioso che non andrebbe perso e che nuovamente la madre cerca per trovare forza, sostegno, presenza e la capacità di cavalcare l’onda nelle contrazioni del travaglio e nella vita.

Nasce  dal nostro incontro – di Letizia, Sonia e Giorgio – dalla consapevolezza della complementarietà delle competenze maturate in anni di lavoro in questo settore.
Le prime occasioni di collaborazione, di preparazione al parto e di assistenza alla nascita in casa e in ospedale, hanno poi confermato la potenzialità del percorso comune. Da allora abbiamo continuato, giorno dopo giorno, a lavorare fianco a fianco per portare avanti il nostro obiettivo: restituire alla donna, al bambino e alla famiglia il ruolo di protagonisti assoluti di questo magico evento.

4 pensieri su “primoRespiro

  1. mariella fabbris

    sono passati 19 anni da quel respiro , e ancora è vivo il ricordo, resta profondamente nel cuore. Lascia una scia di pensiero e sentimento che si espande alla persona, il figlio, che ha scelto me, noi, questo luogo. Gioele si rivela ogni giorno più capace di condividere e pensare un respiro nuovo. Costruire con Letizia e Miretta questa strada della nascita in casa, con tre candeline accese, in una casetta piccola, del lontano 8 settembre 1994 , ha prodotto vita e gioia alla vita. auguro a tante mamme di poter essere libere di partorire in pace .

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  2. Letizia Galiero

    è ora di dar vita ad un blog
    Si, è ora di dar vita ad un blog, il veicolo contemporaneo per fare quello che in 28 anni, mi sono sempre pentita di non avere fatto, a seguito di esperienze di travagli e di parti in casa (ma anche in ospedale) , cioè,
    di non avere raccolto i racconti di donne, tutti diversi e tutti unici, in un grande affresco della maternità che descrive il lato straordinario del parto e mostra una realtà, grazie al cielo, diversa dai raccapriccianti scenari che circolano più spesso a riguardo dell’evento parto.
    Inauguro perciò questo blog con l’invito alle donne che ho conosciuto e quelle che no, a dare voce ai loro racconti del bello del parto.
    Naturalmente, se hanno avuto un felice incontro con il canto e il suono usato in travaglio, ben venga che dicano di quanto questo facile strumento le abbia sostenute.
    Grazie a tutte coloro che vorranno esserci.
    Letizia

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  3. primorespiro

    siamo a maggio 2017 e dobbiamo constatare che un’età così formidabile, come quella degli anni ’70 e ’80 in cui fermentavano e crescevano sprazzi di consapevolezza di uomini e donne che anelavano a difendere e a onorare il parto e la nascita come atti fondanti dell’umanità, si sta offuscando, non tanto per volontà delle madri, ma piuttosto per un effetto perverso della medicina e delle tecnologie, che marciano impietosamente, a passo marziale, contro le esigenze umane, autentiche, semplici, di una vita vissuta, invece che progettata, misurata e controllata.

    Non è forse casuale che una figura come quella di Frédérick Leboyer, che con la sua rivoluzione per un ingresso nella vita rispettato e sacro, ha tutelato in ogni dettaglio il bene del neonato e del bambino, lasci questa Terra proprio nel momento dell’ingresso prepotente della medicalizzazione sempre più estrema e di una farmacologia sconsiderata, che sembra volersi anteporre ad ogni legge di natura per negare quelle risorse straordinarie che la vita mette a disposizione degli individui perché l’organismo sia pronto a misurarsi con le diverse condizioni che la vita gli presenta.

    Non posso dimenticare quelle volte in cui Leboyer, con un fondo di delusione, ma l’altrettanto chiara certezza che nel mondo le cose vanno così, mi diceva: “questo mio nuovo libro non pensi che sia straordinario? Ma gli editori lo trovano troppo provocatorio o troppo scioccante per i lettori e perciò non sono disposti a pubblicarlo”. Qualcosa di simile era accaduto per un suo grande libro conosciuto da pochi: “occhio per occhio”. Negli anni ’90 aveva già delineato con la sua irriverente e tagliente ironia, l’oblio umano del buonsenso e del rispetto nei confronti della natura e della vita per un credo nella scienza cieca che stava portando alla vendetta della natura sul genere umano e sulle future generazioni. Un pensiero scomodo che si sta rivelando reale.

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